Mediazione familiare

La mediazione familiare è un intervento professionale rivolto alle coppie e finalizzato a riorganizzare le relazioni familiari in presenza di una volontà di separazione e/o di divorzio. L’esperto aiuta i coniugi che si separano a gestire la conflittualità, superare difficoltà e tensioni, ricercare insieme soluzioni adeguate ai problemi concreti che si vengono a determinare con la separazione.
La finalità principale dell’intervento di mediazione è il raggiungimento della cogenitorialità, ovvero la restituzione ai genitori del loro ruolo, che non si esaurisce con la separazione coniugale, aiutandoli a prendere coscienza di ciò che ancora li unisce, piuttosto che accentuare ciò che li divide, e ad operare insieme per far sì che ai figli venga assicurata la possibilità di usufruire di ciò che ciascuno può dare loro.

Si è molto discusso in passato delle conseguenze negative della separazione dei coniugi sui figli. Certamente la separazione della coppia provoca un cambiamento spesso repentino dei punti di riferimento dei figli alimentando in loro insicurezze.
È comunque dimostrato che il disagio che i figli possono manifestare in questo frangente, attraverso ad esempio timori di perdita, paure focalizzate, chiusura in se stessi, diventa solo una fase di passaggio, un momento transitorio, se i genitori riescono a superare le conflittualità caratteristiche del momento della separazione e ad accettare il persistere della genitorialità di entrambi anche dopo la fine del legame di coppia.
Quando il conflitto diventa l’unica forma di comunicazione fra i genitori e questi tendono a coinvolgere i figli nelle loro rivendicazioni le conseguenze sono invece una radicalizzazione delle tensioni e l’emergere di comportamenti sintomatici nel contesto, che assume così carattere di abnormità.
Il superamento del conflitto, peraltro, non è facile, o lo è in grado diverso per l’uno o l’altro coniuge: l’accettazione non solo formale di una situazione di separazione in cui si continua a rimanere genitori comporta un modo nuovo e radicalmente diverso di leggere la situazione che implica la messa in discussione di punti di riferimento, atteggiamenti, scelte e meccanismi di adattamento che si ritengono ormai consolidati, ma che allo stato attuale possono rivelarsi inutili, cioè non funzionali.
Solitamente questo processo comporta un lavoro mentale non indifferente e può far emergere ansie e paure sul proprio potere come genitore o il proprio valore come persona, che tendono ad incrementare processi difensivi consolidati in passato ma non più utili nel presente, accentuando processi di attribuzione di colpa e fallimento reciproci.
In questa fase l’aiuto che la mediazione può fornire è quello di accompagnare e sostenere ciascun genitore nella ridefinizione della propria identità personale e nella negoziazione delle questioni relative alla separazione, affinché essa avvenga nel modo più sereno possibile.

Spesso la mediazione familiare viene confusa con la terapia di coppia o con la terapia familiare, in realtà ha un obiettivo opposto a quello della terapia ovvero quello di favorire la separazione consensuale della coppia stessa. Da un punto di vista procedurale la mediazione familiare non esplora aspetti del passato della coppia, ma solo quelli presenti e orientati al futuro e offre spazio alla contrattazione o all’elaborazione con l’obiettivo di creare un equilibrio fra aspetti pragmatici ed emotivo-relazionali nell’ambito del contesto di separazione.
La coppia, sostenuta dal mediatore che si costituisce come un terzo imparziale, indirizza le proprie risorse per trovare un dialogo il più possibile funzionale ai cambiamenti che si prospettano per tutta la famiglia. A questo scopo vengono affrontati sia gli aspetti emotivi (affidamento dei figli, continuità genitoriale, comunicazione della separazione al nucleo familiare, ecc.) che quelli più strettamente materiali (come la gestione della quotidianità, delle visite, le problematiche economiche, le relazioni fra i figli e i nuovi compagni dei genitori).

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